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LA CORSA DEI CIUCCI – Come bruciare giovani talenti traendo profitto dall’ignoranza dei genitori

PREMESSA: L’articolo è un po’ forte, e probabilmente mi porterà parecchie antipatie all’interno della mia regione, dove questa pratica è molto diffusa, ma onestamente credo che sia ora di affrontare pubblicamente questo argomento, al fine di far luce sulla questione e diradare le tenebre dell’ignoranza, in modo tale da permettere ai genitori di salvaguardare il talento dei propri figli da chi è interessato solo al profitto, sacrificando la crescita dei ragazzi.

Direttore: “Quanti anni ha suo figlio?”

Genitore: “10”

Direttore: “Lo porti con noi, gli facciamo giocare già il campionato ad 11!”

Nella mia regione, in questo modo vengono convinti molti genitori di bambini di 10 ed 11 anni ad abbandonare le proprie scuole calcio, che lavorano con il giusto metodo (approvato dalla federazione e stabilito in base a tanti studi effettuati da tecnici, psicologi ecc…), per coinvolgerli in una “corsa dei ciucci” a chi arriva prima sul campo ad 11, come se fosse un traguardo da raggiungere il prima possibile, e non l’ultimo scalino di una scala di formazione che deve essere costruita gradino dopo gradino.

Se vostro figlio avesse ottimi voti in 5° elementare, lo mandereste direttamente in primo liceo? Probabilmente no, perché rimarrebbe indietro, perdendo dei passaggi molto importanti per la sua formazione. Bene, nel calcio è esattamente la stessa cosa. Ogni categoria ha i suoi obiettivi, i suoi tempi ed i suoi spazi, con l’obiettivo di formare e consolidare le basi del futuro giocatore. Svolgere al meglio tutti i passaggi dell’attività di base (5-12 anni) significa costruire le fondamenta sulle quali poi verrà formato il calciatore. Così come i palazzi, che per resistere ai terremoti hanno bisogno di una struttura elastica e di fondamenta solide, anche i giocatori, per poter andare avanti in un mondo del calcio in continua evoluzione e sempre più competitivo, hanno bisogno di avere delle ottime basi. Queste basi sono rappresentate dalla tecnica (i cosiddetti fondamentali) e dall’intelligenza di gioco, ovvero quella capacità di risolvere le situazioni che si verificano in campo. La tecnica si perfeziona con la corretta ripetizione del gesto, mentre l’intelligenza di gioco si migliora con l’esperienza nel risolvere le situazioni, quindi più volte il bambino si troverà con il pallone tra i piedi ad affrontare una determinata situazione di gioco, più rapidamente imparerà a risolverla. Per imparare a controllare la palla dovrò riceverla tante volte, così come per imparare a risolvere un 1vs1, un 2vs1, un 2vs2 ecc… dovrò provare quella situazione tante e tante volte.

Per questo motivo, Horst Wein, l’ideatore della mitica cantera del Barcelona che ha formato campioni come Messi, Xavi, Iniesta, Fabregas e tanti altri, ha creato un modello formativo che viene tutt’ora utilizzato dalla federazione spagnola (verso il quale, molto lentamente, si sta orientando anche quella italiana, ad esempio quest’anno sono stati eliminati gli esordienti ad 11), che parte facendo giocare i bambini 3vs3 (primi calci), in modo che tutti siano coinvolti in ogni azione di gioco e che tocchino tutti il pallone un maggior numero di volte. Entrando poi nella categoria pulcini (8-10 anni), continuando il lavoro 3vs3 si comincia pian piano a passare al 5vs5, ed infine entrando nella categoria esordienti (10 anni compiuti) al 7vs7 prima ed al 9vs9 poi (11-12 anni). Si passerà a giocare ad 11 solo nella categoria giovanissimi (13-14 anni), quando i ragazzi avranno ormai cominciato lo sviluppo e saranno in grado, sia a livello fisico che a livello cognitivo, di gestire i grandi spazi e la complessità delle situazioni del calcio ad 11.

Nella figura qui sotto troverete la rosa del primo gruppo 2006 del Barcelona, presa direttamente dal sito ufficiale: sono 13 giocatori, secondo voi in quanti giocano? Qualcuno di questi fenomeni della “corsa dei ciucci” ha il coraggio di dire che il Barcelona sbaglia e che la sua società è invece nel giusto? 😀

Nelle figure qui sotto invece troverete 22 motivi per cui la federazione spagnola fa giocare gli esordienti a 7 e non ad 11 (estratti dal libro di Horst Wein “Il calcio a misura dei ragazzi”, testo della Real Federación Española de Fútbol)


Qui sotto invece vi ricapitolo gli step formativi secondo la FIGC:

  • Piccoli amici (5-6 anni): 3vs3
  • Primi calci (7-8 anni): 5vs5
  • Pulcini (9-10 anni): 7vs7
  • Esordienti (11-12 anni): 9vs9
  • Dai giovanissimi (U14) in su: 11vs11

Dopo aver preso visione di tutte queste informazioni vi renderete conto che vi stanno solo ingannando, e che questa corsa al campo ad 11 in precocissima età (che comporta anche il salto di altri passaggi, spesso chi fa i 2006 ad 11 fa anche i 2008 a 9) sta solo danneggiando i vostri figli, che magari vi sembreranno già pronti perché cominceranno prima a vincere, ma poi quando andranno avanti si evidenzieranno tutte le loro mancanze, appena si alzerà il livello se non hanno basi solide crolleranno, e dovranno tornare indietro, cosa che li porterà molto probabilmente ad abbandonare il calcio. Facciamo un esempio: un ragazzino a 13 anni, abituato a giocare ad 11 da 3 anni viene considerato pronto da una società professionista, che lo seleziona e lo prende con sé. Una volta arrivato lì, con il cambio di livello, si evidenziano invece tutti i suoi limiti (perché non ha costruito le fondamenta nelle categorie di base, passando subito ad 11) e finisce pian piano ai margini della squadra, fino a non essere riconfermato. A questo punto, molto probabilmente il ragazzo rifiuterà di tornare indietro, andando a giocare dove attualmente le sue competenze gli permettono (quindi tornando nel mondo della scuola calcio) e preferirà smettere. Ne ho visti tanti di casi così purtroppo…

Invito quindi tutti i genitori a non farsi abbindolare da queste persone, e di far seguire ai propri figli il giusto percorso formativo, in modo da poterli vedere come professionisti (se davvero valgono) dai 18 anni in su, e non dai 14 ai 16 anni, che non serve a nulla. Abbandonate la corsa dei ciucci, non serve a nulla, se non a portare tante illusioni, che quando svaniranno faranno tanto male ai vostri figli. Un’altra raccomandazione: se alcune società “professioniste” vi chiedono soldi per far giocare i vostri figli (anche se sotto forma di mensile per il convitto), mandateli a quel paese, non vogliono investire sui ragazzi, ma solo lucrare sui loro sogni e sul vostro amore per i vostri figli (ho sentito chiedere cifre assurde, il record per ora è 8000€ annui). Coltivate i sogni dei vostri figli un po’ alla volta, fategli fare il loro percorso formativo, chi vale alla fine arriverà a destinazione, se non in questo paese magari all’estero, ma ci arriverà.

Ricordate che siete voi a scegliere, ognuno è artefice del proprio destino (e di quello dei propri figli fino alla maggiore età). Nella speranza di vedere i sogni dei ragazzi realizzati, vi auguro buon proseguimento.

Mr. Alessandro Zenone

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