E’ da un po’ di tempo che vedo girare questa immagine che espone la differenza tra “Genitori positivi” e “Genitori negativi”, quindi volevo dire la mia. Parto dalla premessa che secondo il mio punto di vista il dialogo tra genitori e scuola calcio è FONDAMENTALE, a patto che si mantenga il rispetto dei ruoli.
In molte società (soprattutto professionistiche, ma anche a livello di scuola calcio) regna l’idea che non ci debba essere nessun dialogo tra tecnici e genitori, rimandando in segreteria qualsiasi domanda o chiarimento. Personalmente non sono d’accordo: se la domanda è di natura tecnica (sull’allenamento, sul ruolo, sull’andamento del bambino ecc…) cosa ne possono mai sapere in segreteria?
Molti dicono che i genitori non devono intromettersi in questioni tecniche, ma anche su questo non sono d’accordo, i genitori DEVONO tutelare la crescita dei loro figli, quindi hanno il DIRITTO di sapere come procede il miglioramento del ragazzo. Se hanno dubbi o vogliono chiarimenti sul lavoro che si è svolto nella seduta di allenamento, un tecnico competente non ha nessun problema a spiegarlo, perché conosce a fondo il lavoro che ha svolto e non ha paura di rispondere a delle domande. Stessa cosa vale sul discorso della partita, domande sul ruolo del figlio, sul minutaggio o su eventuali problemi, se vengono poste in MANIERA CIVILE ED EDUCATA, possono tranquillamente trovare risposta. Mi è capitato più volte di parlare con genitori furiosi per il minutaggio dei figli, e non ho mai avuto problemi a spiegare che semplicemente chi ha giocato poco è perché evidentemente ha meritato di giocare poco, o per scarso impegno in allenamento, o perché la partita era particolarmente tesa (se parliamo di agonistica) o per motivi comportamentali ecc… e poi lo riportavo nei ranghi con il discorso sulla meritocrazia (per approfondire: La meritocrazia nel calcio giovanile).
Agendo in questo modo ho “trasformato” tantissimi “genitori negativi” in “genitori positivi”. Spesso la non accettazione delle decisioni del tecnico è dovuta alla mancanza di dialogo, non vengono accettate in quanto non comprese. Più c’è tensione e meno ci sarà armonia, e la tensione si scioglie con il dialogo. Rispondendo a tutti i dubbi e chiarendo ogni aspetto tecnico ai genitori, l’allenatore dimostra tutta la sua competenza (ammesso che sia competente, ovviamente ) e quindi il genitore saprà che il figlio è in buone mani, e sarà molto meno tentato di intervenire con consigli “tecnici” dagli spalti. Creando un buon rapporto con i genitori inoltre si riuscirà a costruire un clima di armonia, in cui ci si senta parte della squadra insieme agli altri genitori, quindi si andranno anche a prevenire gelosie e male lingue nei confronti degli altri ragazzi. Il dialogo servirà inoltre per far comprendere a tutti quali sono i reali obiettivi del settore giovanile: educare i ragazzi e formarli calcisticamente, non vincere le partite, soprattutto nell’attività di base, dove il risultato conta meno di 0. Bisogna far capire che perseguendo questi obiettivi, i ragazzi arriveranno a vincere quando la vittoria conterà davvero, e soprattutto avranno dei valori importanti che gli serviranno per tutta la vita.
Tutto questo potrebbe sembrare utopia, invece vi dico che per me attualmente è realtà. Naturalmente su tanti genitori ci sarà sempre chi non si allineerà, perché polemico di natura o perché non ha minimamente la capacità di valutare oggettivamente le qualità del figlio, ma posso esclamare con orgoglio che nella mia carriera decennale sono stati molto molto in minoranza. Quest’anno mi è capitato addirittura che un genitore dopo aver portato a casa il figlio a fine allenamento (che non si era comportato bene quel giorno) è tornato al campo per parlarmi e chiedermi cosa avrebbe potuto fare come genitore per aiutarmi a fargli capire qual è il comportamento corretto da tenere. E’ stato un gesto che ho apprezzato tantissimo e che denota grandissima attenzione verso l’educazione ottimale del figlio: un esempio di genitore eccellente. Tuttavia, se non avessi costruito un buon rapporto basato sull’ascolto e sul dialogo, tutto ciò non sarebbe mai successo.
Allenatori e genitori hanno (o almeno dovrebbero avere) lo stesso obiettivo: l’educazione dei ragazzi ed il massimo sviluppo del loro potenziale a livello calcistico. Perché litigare? Uniamo le forze e raggiungiamolo!